Una parabola indiana descrive l’Inferno rappresentandolo come una tavolata di persone che hanno davanti tutti i cibi più buoni a disposizione, ma non riescono a mangiare perchè al posto delle braccia hanno cucchiai che hanno manici troppo lunghi e pertanto non arrivano a portare il cibo alla bocca.
Le persone all’inferno sono tristi e magre.
Tentano e ritentano di avvicinare ognuno il proprio cucchiaio alla bocca, ma non riescono a mangiare. Nonostante queste persone abbiano tutto il cibo che desiderano davanti sulla tavola di fronte a loro, non riescono a nutrirsi.
Il Paradiso è rappresentato come la stessa tavolata, con lo stesso cibo, e le persone sedute hanno gli stessi cucchiai con manici troppo lunghi al posto delle braccia.
Ma in Paradiso le persone sono tutte felici e soddisfatte.
Mangiano e si nutrono con grande gioia perché ognuno utilizza il proprio cucchiaio (troppo lungo per nutrire se stesso) per imboccare gli altri.
La differenza tra Inferno e Paradiso è quindi che all’inferno si ha tutto ma si pensa solo a se stessi con egoismo: l’unico scopo è servire se stessi, ma alla fine si rimane affamati e tristi.
In Paradiso invece, tutti si affrettano a dare da mangiare al prossimo cosicchè il prossimo possa dare da mangiare a noi.
Servendo il prossimo e lasciandoci servire, otteniamo grande soddisfazione e felicità.
Se ci aiutiamo gli uni gli altri (rispettando le leggi, il libero arbitrio ed il puro intento), andiamo avanti e procediamo felici.
Se chiediamo all’Universo la Verità, la Felicità e l’Abbondanza, ci troveremo davanti persone a cui dovremo dare i piatti più prelibati. E così anche noi a nostra volta, riceveremo le prelibatezze.
Le persone che abbiamo vicino hanno un insegnamento da darci e noi ne abbiamo uno da darne a loro.
Immaginiamo una squadra di calcio: non si basa su un solo giocatore. In una squadra c’è un obiettivo: fare goal e vincere la partita. Anche se è l’attaccante che tira il calcio alla palla che entra in porta, è tutta la squadra che fa goal. Senza compagni che gli passino la palla, un attaccante non potrebbe riuscire a segnare. In una squadra ci vogliono i difensori, il portiere, ecc. ed ognuno deve saper fare il suo ruolo e il suo lavoro.
Se ognuno si posiziona nel suo ruolo e lo fa bene, rimane in squadra e nel realizzare l’obiettivo della squadra, realizza anche il proprio trovando la propria soddisfazione.
Ah, il calcio è un gioco… bisogna ricordarselo! Ma anche la vita è un gioco, per cui sdrammatizzare gli eventi e divertirsi sarebbe davvero utile.
Serviamo il prossimo!
Beato chi s’offre, cioè beato chi “si offre” perché apre le porte del Paradiso dell’Abbondanza. La miglior cosa che possiamo fare è offrirci per giocare il nostro ruolo al meglio all’interno della squadra.
La vera felicità dell’anima è fare bene quello che siamo preposti a fare, senza invidia, competizione, separazione, ma con amore!
A volte l’egoismo, il desiderio di prevalere, di “essere il migliore” (magari per rabbia, per invidia, per egocentrismo, etc.) sgretola la nostra giusta predisposizione alla collaborazione! Non è sempre facile essere collaborativi…
Ma un giusto e mirato lavoro su di te ti aiuta a trasformare le tue emozioni e ad integrare maggiormente la virtù della collaborazione nella tua vita. Vuoi sapere come?
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Ora è il tuo turno! Riesci ad essere collaborativo? Facci sapere qui sotto nei commenti!
Buona trasformazione!